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A 10 anni dalla morte partono i lavori per il Museo Mennea allo Stadio dei Marmi. Celebrato un ricordo dell'atleta con la cerimonia "10:01 - Pietro Mennea, l'uomo e il campione"

Il 21 marzo di dieci anni fa ci lasciava Pietro Mennea, ma lui non ha mai smesso di correre. E non lo ha fatto nemmeno oggi. La Freccia del Sud, come era soprannominato, ha attraversato la storia fino a diventare Mito. Un Mito che grazie alla Fondazione Pietro Mennea, a Sport e Salute S.p.A., al Coni e alla Fidal continuerà a vivere. Lo farà grazie al Museo che verrà creato dalla Fondazione e da Sport e Salute S.p.A. all’interno dello Stadio dei Marmi.

Quello del museo di Mennea è un sogno che si realizza. Sarà un percorso di emozioni in cui la parte digitale e quella dei cimeli si fonderanno. I lavori prenderanno il via già in autunno. Verranno completati entro la primavera del 2024. Nell'ambito della celebrazione di Pietro Mennea si inserisce il restyling dello Stadio dei Marmi a lui dedicato. Un primo passo della più grande opera di rigenerazione del Parco del Foro Italico. Nello specifico verranno rifatte la pista d'atletica e il campo, lavori che verranno completati tra settembre e ottobre del 2023. Verrà effettuato anche un restauro e un risanamento conservativo delle gradonate e dei gruppi marmorei. Inoltre, verrà effettuata una riqualificazione delle gallerie sotto tribuna con la realizzazione di spogliatoi destinati all’atletica e al servizio dell’attività libera. Il tutto si concluderà a maggio del 2024.

È quanto è stato annunciato in occasione di "10.01 - Pietro Mennea, l'uomo e il campione", la commemorazione allo Stadio dei Marmi per il campione olimpico azzurro alla quale erano presenti ex atleti, amici, il Presidente emerito della Consulta, Giuliano Amato, e l’ex Presidente del Coni, Franco Carraro.

«Mennea è un riferimento, perché è facile arrivare quando le condizioni sono migliori. Ma lui ha raggiunto traguardi civili e sportivi per il suo coraggio, per la capacità di sacrificarsi e di impegnarsi. Ai ragazzi delle scuole questo va testimoniato». Lo ha detto il Ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi. «Pietro Mennea è entrato nelle case italiane, perché è stato il campione del popolo. Le persone lo amavano, era detto 'la freccia dal sud', ma lui è stato la freccia dal sud al nord Italia» ha detto Vito Cozzoli, Presidente e ad di Sport e Salute S.p.A. «Mennea è entrato a casa Cozzoli prima che diventasse un campione. Mia madre mi raccontava di esser stata la sua professoressa di inglese, eravamo vicini con il cuore a lui. Lui era il simbolo di tutti gli italiani, soprattutto di quelli che sono andati a lavorare al Nord e hanno visto in Mennea quella voglia del riscatto sociale. Sono felice ed emozionato che questo evento si sia svolto qui al Foro Italico», ha concluso il presidente di Sport e Salute S.p.A. «Vedendo quel 19"72 di Mennea nei 200 a Città del Messico penso che sia la più grande impresa sportiva italiana di tutti i tempi. Per universalità e longevità» il ricordo del Presidente del Coni, Giovanni Malagò, che a Mennea intitolò lo Stadio dei Marmi. «Mennea è il simbolo della rivalsa sociale. Un esempio da portare. Insieme al Ministro Abodi troveremo una sintesi per spingere progetto ed entrare nella scuola» ha annunciato l’assessore del Comune di Roma ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda, Alessandro Onorato. «Fa male sapere che non c’è più. Ha dato tanto all’atletica e a tutti noi ha detto il numero uno della Fidal, Stefano Mei che con Mennea ha condiviso lo sport. «Questo è il luogo ideale. Questa è la casa di Pietro. Pietro ha fatto da unione tra tutti» le parole piene di commozione di Manuela Olivieri, moglie di Pietro Mennea. Che nell’occasione ha voluto leggere una frase che Pietro scrisse sul suo diario che suona come un lascito per lo sport e per le generazioni future: «Non è tanto importante il risultato sportivo, almeno non quanto il risultato umano. Ciò che conta davvero non è vincere nello sport, ma vincere nella vita. E per vincere, nella vita, occorre trovare il coraggio di viverla, autenticamente e nella dimensione più piena, affrontando, con ugual dignità la vittoria e la sconfitta, la felicità e il dolore, la speranza ed il rimpianto. Vincere nella vita significa raggiungere il traguardo più ambito e, al contempo, quello più difficile: diventare “uomini”. Così ho interpretato lo sport, così ho interpretato e sto interpretando la vita».

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