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Sport e attività fisica di base: introspezioni e previsioni

Anno di pubblicazione: 

2022

Autore: 

Sport e Salute SWG Kratesis

Tematiche: 

Popolazione generale Sistema sportivo

Sport e Salute, con la collaborazione di SWG e Kratesis, ha condotto un’indagine rilevante tra la popolazione maggiorenne, che si va ad aggiungere alle precedenti indagini (si vedano, tra le altre, le indagini di settembre 2022, del 2021 e del 2020) permettendo un monitoraggio continuativo sull’attività fisica degli italiani che si estende da luglio 2020 ad oggi.

Dall’indagine emerge che i fattori determinanti sulla salute sono soprattutto il livello di stress e la qualità dell’alimentazione, seguiti dal fattore genetico e dal livello di pratica fisica e sportiva, indicata dal 37%. A riconoscere più degli altri l’importanza di quest’ultima componente, come riportato dal grafico, sono in particolare i più attivi, i ceti medio-alti e i laureati.

Stando alle interviste condotte, il ruolo del medico è sicuramente da sollecitare, soprattutto per quanto riguarda i suggerimenti di specifiche diete o attività fisiche/sportive, in quanto la maggioranza dei cittadini vorrebbe avere indicazioni non solo in materia di farmaci da assumere, ma anche riguardo all’alimentazione (74%) l’attività fisica e sportiva (58%). L’indagine riscontra, sotto questo punto di vista, il concetto ribadito anche su Passi e Passi d’argento 2020-2021. Un altro dato rilevante riguarda il medico dello sport, una figura poca sfruttata, che entra in gioco quasi esclusivamente per i certificati di idoneità alla pratica sportiva.

COSA SPINGE I CITTADINI A ESSERE ATTIVI E INATTIVI?

I motivi che spingono i cittadini a mettersi in movimento partono innanzitutto dalla salute al 57%, la necessità di sfogarsi al 38%, la prevenzione e il benessere psico-fisico al 31%, ma anche, il divertimento 19% e la socialità al 10%.

La continuità della pratica sportiva tutto l’anno riguarda solo 3 praticanti su 10, concedendo la sospensione nel periodo estivo la pratica continua sale a quasi la metà dei praticanti, tre quarti degli attivi.

Rilevante la discontinuità della pratica sportiva, che trova tra le motivazioni, oltre all’età e al divario socio-economico, anche la stagionalità.

Infatti, l’attuale 34% di sedentari, può essere scomposto a sua volta in un terzo di sedentari “stagionali”, che sono stati attivi in altri periodi del 2022 e prevedono quindi di riprendere l’attività, e due componenti di drop-out: un 14% che ha smesso di muoversi negli ultimi 3 anni e un 52% di sedentari “cronici”, inattivi da 4 anni o più.

I motivi della propria inattività riguardano innanzitutto, la pigrizia e la svogliatezza al 38%, (riportata ad esempio dal 47% dei sedentari in sovrappeso), seguite dalla percezione di non avere tempo al 21% (più diffusa tra laureati e genitori di bambini piccoli) e dalla valutazione di inadeguatezza del proprio stato di salute al 19% (tra i più anziani e malati).

In generale i praticanti discontinui si dicono favorevoli all’idea di fare attività fisica e sportiva con maggiore costanza nel tempo, ma per farlo invocano innanzitutto la possibilità di ottenere maggiori sconti e detrazioni, oltre a una maggiore capillarità delle strutture e impianti sportivi sul territorio. Si stima che il bacino di praticanti sportivi del 22% potrebbe giungere a una cassa di espansione potenziale di un ulteriore 20%.

LA CONTINUITÀ DELLA PRATICA SPORTIVA: GLI ELEMENTI SU CUI PUNTARE

Tra le prime leve motivazionali che spingerebbero i non intenzionati ad iscriversi, troviamo:

  • la riduzione delle spese sportive attraverso prezzi più bassi, sconti e flessibilità di orario. Infatti, tra i principali killer dell’iscrizione alle organizzazioni sportive si fa sempre più strada il tema dei costi, che, citato dal 28%, supera di misura il timore del contagio da Covid-19 che ha pesato di più nel 2021. Si registra inoltre già ora un 21% (+4 rispetto al 2020) di soggetti che affermano di aver ridotto le proprie spese sportive;
  • la fruizione dei servizi online che mostra un ruolo rilevante nella messa in movimento della cittadinanza, in particolare tra alcune fasce più fragili. Tra i servizi online per fare attività fisica primeggiano video lezioni su Youtube e gli altri social, seguiti dalle app specifiche per l’allenamento o legate all’organizzazione sportiva di riferimento. Chi ha un problema di salute cronico utilizza di più tutti i tipi di servizi online per lo sport. Il 17% degli italiani, stabile negli ultimi due anni, si dichiara fruitore di servizi online per l’attività fisica e sportiva; ma sale a oltre il 30% tra chi soffre di patologie croniche, così come a oltre un quarto di coloro che si dicono particolarmente attenti alla salute e alla forma fisica;
  • garantire un sport più inclusivo, in considerazione del fatto che solo il 16% lo ritiene pienamente garantito, penalizzando chi non ha soldi, i disabili e chi vive in aree remote. Migliorata, invece la situazione delle donne, dei praticanti gay e Lgbtq;
  • ruolo di prima linea al Governo centrale e agli enti locali. Sul fronte istituzionale, tra i soggetti che si dovrebbero impegnare per garantire il diritto allo sport vengono citati in primis sia il Governo centrale sia gli enti locali, seguiti dall’ordinamento sportivo e dal sistema educativo. Residuale, invece, il ruolo attribuito alle imprese private, sportive e non;
  • potenziare la sanità e lo sport, in quanto, nonostante le evidenze circa il sollievo generato dall’attività fisica e sportiva sul bilancio del sistema sanitario, la spesa per lo sport fatica a essere percepita come un investimento strategico.

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