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Rapporto sull’obesità infantile 2018-2020

Anno di pubblicazione: 

2022

Autore: 

Organizzazione Mondiale della Sanità

Tematiche: 

Alimentazione Giovani e bambini Salute e prevenzione Obesità e sovrappeso

Nel 2007 l’Ufficio Regionale europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha istituito la “European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI)”, un sistema di sorveglianza e raccolta dati sugli ambienti scolastici, sull’attività fisica e sulle abitudini alimentari dei bambini. Questo ha permesso di ottenere una migliore comprensione del fenomeno del sovrappeso e dell’obesità infantile in Europa e di rispondere alla necessità di sviluppare politiche e strategie efficaci.

Dal 2007 al 2020 COSI è passato da 13 paesi a 45 paesi coinvolti nella raccolta dati, consentendo così ai primi 5 cicli di lavoro di raccogliere dati antropometrici su un totale di oltre 1,3 milioni di bambini.

Il presente rapporto dell’OMS è frutto del quinto ciclo di raccolta dati, avvenuto tra il 2018 e il 2020, che ha coinvolto 33 paesi e quasi 411.000 bambini di età compresa tra 6-9 anni.

Come si evince dal grafico seguente, l’Italia, insieme a Cipro, Grecia e Spagna, riporta i tassi più alti tra bambini e bambine tra i 7-9 anni sia per quanto riguarda il sovrappeso che l’obesità, mentre sono i più bassi in Tajikistan con il 6%, Danimarca, Israele e Kazakhistan.

In generale, l’aspetto positivo da rilevare è la recente tendenza ad una diminuzione delle percentuali nei paesi con i livelli più alti di sovrappeso ovvero in Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Slovenia.

Di notevole rilevanza, il fatto che sovrappeso e obesità siano maggiormente diffusi tra i bambini appartenenti a famiglie con livello di istruzione basso, sebbene i tassi restino alti anche tra le altre famiglie.

I FATTORI CHE INCIDONO SUL SOVRAPPESO E L’OBESITÀ INFANTILE

I due fenomeni analizzati nel report dell’OMS riguardanti la fascia d’età (6-9 anni), sono influenzati principalmente dai seguenti fattori:

Scarsa diffusione degli spostamenti da/per scuola a piedi o in bici: nei 28 paesi presi in esame per questo specifico aspetto, solo il 41% dei bambini tra i 6-9 anni effettua spostamenti casa-scuola attivamente, mentre il 50% utilizza veicoli a motore (auto, scuolabus o mezzi pubblici). L’Italia in questa classica si posiziona quart’ultima.

Tempo elevato trascorso davanti a tv e dispositivi elettronici: in media, la percentuale di bambini che trascorrono almeno due ore al giorno davanti a tv e dispositivi elettronici oscilla tra il 18% dell’Austria al 74% di San Marino, seguito a fondo classifica dall’Italia (72%) e dall’Estonia (64%.) Nei weekend, in tutti i paesi presi in esame, la situazione peggiora rispetto al citato dato medio: più della metà dei bambini trascorre, infatti, più di due ore al giorno davanti a tv e dispositivi elettronici.

Scarse abitudini legate alla prima colazione: la percentuale dei bambini che fanno la prima colazione quotidianamente varia dal 94% in Portogallo e Danimarca al 44% in Armenia e al 49% in Grecia. L’Italia si posiziona a metà della classifica con il 70%. Nei 29 paesi presi in esame, infatti, il 75% dei bambini tra i 6-9anni fa colazione quotidianamente, mentre solo il 3% non la fa mai (cioè, consuma solo una semplice bevanda come latte o succo). Inoltre, i risultati indicano che più di un bambino su cinque non mangia o beve nulla prima di andare a scuola.

Insufficiente consumo di verdure: solo un terzo (34%) dei bambini di età compresa tra 6-9 anni mangia verdure ogni giorno. La percentuale di bambini che mangiano verdure ogni giorno varia notevolmente da paese a paese, dal 57% in Portogallo e Danimarca, al 13% in Georgia e Spagna. La più alta percentuale di bambini che mangiano verdure meno di una volta alla settimana o non le mangiano affatto la troviamo, invece, a Malta (32%), seguita da Georgia (17%), Grecia (16%), Italia (14%), Tagikistan e Kazakistan (entrambi 13%) e Spagna (11%). Nella maggior parte degli altri paesi, la percentuale di bambini che non mangiano mai verdure o comunque meno di una volta alla settimana è inferiore al 10%.

Insufficiente consumo di frutta: secondo il rapporto, meno della metà (43%) dei bambini di età compresa tra 6-9 anni consuma frutta fresca quotidianamente. Anche in questa classifica l’Italia si colloca a metà strada, mentre si attestano al 7% i bambini che mangiano la frutta meno di una volta alla settimana o addirittura mai. Livelli più alti sono stati rilevati a Malta, Tagikistan e Georgia (rispettivamente con il 14%, 12% e 10%).

Alti consumi di bevande zuccherate: dai risultati del rapporto, quasi il 22% dei bambini di età compresa tra 6-9 anni consuma bevande zuccherate più di tre giorni a settimana. Quasi la metà (49%) ne consuma meno di una volta alla settimana. La percentuale di bambini che consumano bevande zuccherate più di tre giorni a settimana varia dal 2% in Grecia al 41% della Repubblica ceca, passando per il 38% della Croazia il 36% della Slovacchia. L’Italia come il Portogallo e la Danimarca si colloca al di sotto della media.

Insufficienti livelli di attività fisico-sportiva: secondo la raccolta dei dati, 4 bambini su 10 (40%) non impegnano il proprio tempo in attività sportive e solo più della metà (53%) dei bambini di 6-9 anni dedica allo sport almeno due ore a settimana, spaziando dal 27% del Kazakistan all’86% di San Marino, seguito dall’Irlanda (80%), dalla Grecia (77%) e dall’Italia che si classifica così al settimo posto.

Si evidenzia infine che il numero di bambini selezionati per partecipare al quinto ciclo di raccolta dati del COSI presenta situazioni diverse in base alla strategia di campionamento dei vari paesi: da 52.000 in Italia a circa 3.200 in Polonia. In effetti, le dimensioni del campione più alte – indipendentemente dall’ampiezza della popolazione di riferimento – sono state registrate in Israele, Italia e Svezia.

Per l’Italia hanno contribuito al rapporto COSI, anche attraverso la raccolta dati, il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) – un organismo di coordinamento tra il Ministero della Salute e le Regioni per le attività di sorveglianza, prevenzione e risposta tempestiva alle emergenze – l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute.

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