16° Barometro sul diabete 2023

Anno di pubblicazione: 

2024

Autore: 

IBDO Foundation

Tematiche: 

Alimentazione Popolazione generale Salute e prevenzione Statistiche nazionali Obesità e sovrappeso Spesa pubblica Diabete

L’IBDO Report evidenzia che il peso delle malattie croniche in Italia è in gran parte determinato da fattori di rischio che le diverse patologie hanno in comune e che comprendono alimentazione, attività fisica, consumo di alcol e tabagismo.

Tra queste malattie croniche, il diabete è una delle più diffuse e rappresenta una patologia complessa, che, per il suo forte impatto socioeconomico sanitario, necessita di una forte attenzione istituzionale.

Nel 2022 in Italia sono circa 3,9 milioni le persone che hanno dichiarato di essere affette da diabete, pari al 6,6% dell’intera popolazione e il 7,7% della popolazione adulta (18 anni e oltre).

Il diabete è anche una delle malattie croniche più frequenti nell’infanzia e nell’adolescenza. In Italia la forma più diffusa nell’infanzia è rappresentata dal diabete di tipo 1 (93%), seguito dal diabete monogenico (6%), mentre il diabete di tipo 2 rappresenta meno dell’1% dei casi.

L’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane offre un quadro sulla prevalenza della cronicità in Italia e lo scenario futuro che si prospetterà nel nostro Paese nei prossimi 10 anni. I dati mostrano che, nel 2028, saranno 25 milioni i malati cronici e si spenderanno 70,7 miliardi di euro per assisterli. Oggi sono le donne e i cittadini con basso livello di istruzione i più colpiti dalle patologie croniche.

Il report, inoltre, oltre a indicare i dati del diabete nelle regioni italiane, nel capitolo Attività fisica e sedentarietà un binomio che impatta sulle malattie croniche non trasmissibili-NCD” sottolinea quanto lo sport rappresenti un elemento cardine per la prevenzione del diabete. In tal senso, si inserisce il Disegno di Legge della senatrice Daniela Sbrollini che promuove una serie di misure per migliorare la qualità di vita delle persone ed aumentare l’attività fisica praticata.

L’innovazione della proposta è dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserire lo sport in ricetta medica, come fosse un “farmaco” che non ha controindicazioni e fa bene a tutte le età.  

Infatti, è indispensabile riconoscere che i programmi di prevenzione sono il fondamento della risposta globale al peso delle malattie croniche. La prevenzione primaria ha lo scopo di prevenire lo sviluppo di malattie croniche incoraggiando e facilitando stili di vita più salutari che comprendano un’alimentazione bilanciata, attività fisica moderata e l’abbandono del consumo di tabacco e alcolici. 

CORRELAZIONE TRA AUMENTO DELLE MALATTIE CRONICHE E INATTIVITÀ FISICA

Un vero allarme lanciato dall’OMS che deve essere raccolto a livello governativo, soprattutto nei Paesi ad alto reddito, dove il tasso di cittadini inattivi è in crescita. L’Italia ha tassi di inattività fisica superiori alla media europea e sono necessari interventi legislativi e normativi a supporto della promozione dell’attività fisica come strumento delle malattie croniche non trasmissibili.

L’obesità rappresenta un potente fattore di rischio per il diabete, tutto questo ha una forte incidenza sul numero di persone, adulti e bambini, che nei prossimi anni svilupperanno il diabete di tipo 2. I dati in Italia stimano che 4-5 persone su 10 soffrono di sovrappeso o sono obese, con tassi più elevati nelle regioni meridionali e con una tendenza all’aumento negli ultimi anni, e questo fenomeno non risparmia i bambini.

Quasi 500 milioni di persone svilupperanno malattie cardiache, obesità, diabete o altre malattie non trasmissibili (NCD) attribuibili all’inattività fisica, tra il 2020 e il 2030, per un costo di 27 miliardi di dollari all’anno, se i governi non intraprenderanno misure urgenti per incoraggiare una maggiore attività fisica tra le loro popolazioni. (figura 1)

Il Global action plan on physical activity (GAPPA) 2018-2030, pubblicato nell’Ottobre del 2022 dall’OMS, vuole stimolare i Governi a inserire nelle proprie politiche interventi che possano garantire l’aumento dei livelli di partecipazione all’attività fisico-sportiva nella popolazione facendo leva sui 4 punti di intervento: SOCIETÀ, AMBIENTI, CITTADINI E SISTEMI ATTIVI per arrivare ad una riduzione del 15% della prevalenza dell’inattività fisica entro il 2030 e con un beneficio a livello della prevenzione dei NCD e dei costi economici derivanti.

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